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6 febbraio 2017
Un'ostetrica da record al Festival di Sanremo 2017
Domani sera parte il Festival di Sanremo, condotto da Carlo Conti e Maria De Filippi. Per la prima volta tra gli ospiti ci sarà anche un'ostetrica. Ma non un'ostetrica qualunque. Sto parlando di Maria Pollacci, 92 anni, che nella sua lunga attività ha fatto nascere in casa 7.642 bambini.
Conti quest'anno, oltre ai soliti grandi personaggi dello spettacolo, ha voluto invitare sul palco dell'Ariston anche gli "eroi comuni", quelli che lontani dai riflettori svolgono il proprio lavoro con amore, passione e professionalità, aiutando gli altri.
E di mamme Maria ne ha aiutate davvero tante! Il 9 febbraio il lavoro di questa donna eccezionale verrà mostrato al Festival anche attraverso alcune immagini di un docu-film a lei dedicato, "Una Vita per la Vita". Guarda il trailer !
Chi mi conosce sa quanto stimi e apprezzi il lavoro, duro e spesso poco considerato, delle ostetriche: ne ho scritto ampiamente nei miei libri e sul web, parlandone in tv, in radio e nelle interviste. Sono quindi davvero felice che il Festival di Sanremo dia per la prima volta voce a una rappresentante di questa categoria professionale fondamentale in gravidanza, durante il parto e nel post-partum, ma che invece in Italia è ancora sottovalutata.
1 febbraio 2012
Intervista a Naolì Vinaver, ostetrica messicana amica delle mamme
Qualche anno fa, durante una conferenza internazionale di ostetriche organizzata a Copenaghen dalla rivista americana Midwifery Today, ho conosciuto un'ostetrica molto speciale: Naolì Vinaver. Oltre che molto bella, vitale e intelligente, Naolì da anni con coraggio lotta per trasmettere alle donne e agli operatori della nascita di tutto il mondo il suo entusiasmo, le sue competenze, la sua saggezza e la sua visione del parto, della gravidanza e dell'allattamento.
E' quindi con molto piacere che condivido con voi il testo dell'intervista con lei, che ho pubblicato nel mio libro "Partorire senza paura". E' ancora attualissima. Buona lettura!
Naoli Vinaver è un’appassionata ostetrica di origine messicana che unisce la pratica del parto tradizionale ad un profondo interesse e rispetto per la psicologia e la fisiologia del parto. E’ mamma di tre bambini nati in casa. Nel 1999 la nascita del suo terzogenito è stata ripresa in un video che qualche anno fa acquistai su Internet . Girato nella sua casa a Xalapa, in Messico, è stato originariamente realizzato per una mostra al Museo delle Scienze di Boston. Le bellissime immagini di Naoli durante il parto, al quale ha assistito la sua famiglia, mi avevano molto colpito. E’ molto rassicurante vederla cogliere insieme al marito artista fiori ed erbe nel suo giardino durante il travaglio, che si conclude in una vasca dove il primogenito alla fine entra per raggiungere la mamma, il papà e il nuovo fratellino.
Viaggiando in tutto il mondo, lei ha contatti con donne e ostetriche di molti paesi, come valuta l’attuale approccio alla nascita?
Viviamo in un’epoca in cui la tecnocrazia e l’alta tecnologia stanno avendo una grande influenza sull’assistenza medica in generale. Si è dimenticato che la Natura ha sviluppato molto bene il suo processo attraverso milioni di anni. In questo senso le ostetriche hanno molto da imparare dalle colleghe più anziane, dalle ostetriche tradizionali. Il corpo femminile funziona e se una donna è capace di restare incinta, di respirare, mangiare e godere della sua esistenza, è anche capace di mettere al mondo il suo bambino. La Natura ha una sua perfezione, perché non approfittarne? Noi non siamo al di sopra della Natura, ne siamo parte. Dovremmo essere più umili, imparare ad osservare e rispettare i suoi processi, che sono molto sottili. Il problema è che siamo come bambini: vogliamo tutto e subito. I medici pretendono una nascita rapida, fa parte della natura umana volere la soddisfazione immediata dei propri desideri. Il lato maturo dell’essere umano lo troviamo spesso nelle donne, con la loro saggezza e la loro pazienza, che sono capacità innate. Quando devono addormentare i loro piccoli le donne sanno che occorre pazienza, tempo, perché se ai bambini si mette fretta non si sentono sicuri. Noi donne tendiamo ad essere più in contatto con la Natura perché siamo madri. Non sono sessista, adoro gli uomini. Ma gli uomini non possono sapere cosa si prova nel dare alla luce un figlio, allattarlo, avere un istinto di protezione nei suoi confronti. E non sono in grado di capire veramente che il processo della nascita richiede il suo tempo e che il dolore è parte del piacere e della soddisfazione della nascita.
Questo è forse il concetto più difficile da capire…
I medici e gli anestesisti sono amorevoli, gentili, non vogliono che la donna soffra. Ma pensare che il dolore del parto sia una dannosa distrazione è solo frutto di una perdita di conoscenze. In realtà è quasi il contrario. Se lo attraversi il dolore è costruttivo, edificante, porta un incredibile dono che non può essere paragonato a nessun tipo di macchina. Alla donna sono stati sottratti il piacere e la soddisfazione della nascita, così come la sua forza e il suo potere: questo un medico non può capirlo.
Quali sono gli strumenti di lavoro un’ostetrica?
In 17 anni di assistenza ai parti, e quelli a domicilio in particolare, ho capito che ciò che veramente abbiamo è dentro di noi. Possiamo disporre di strumenti, giocattoli e tante cose interessanti. Sono valori importanti, ma non possiamo sostituire quello che è dentro di noi in quanto partorienti e in quanto ostetriche. Per assistere al parto sono necessari due strumenti: il cuore e le mani. Anche disponendo della tecnologia più costosa, se non usi la sensibilità, l’apertura, la capacità di sentire e accompagnare la donna che si appresta a vivere questa esperienza, non sei veramente preparata ad assistere alla nascita di un bambino. Conosco tante ostetriche che assistono a migliaia di parti e che dispongono solo delle loro mani. Non hanno bisogno d’altro che della loro disposizione positiva e della loro pazienza verso la donna. Ovviamente, sono necessarie l’esperienza e le competenze per risolvere eventuali emergenze. Ma è sbagliato pensare che ogni donna incinta avrà delle complicazioni. La gente crede che la donna incinta sia una bomba che sta per esplodere. Ognuna ha bisogno del suo spazio e del suo tempo per partorire. Una mia collega molti anni fa scrisse un libricino provocatoriamente intitolato Come fare sesso in ospedale, in cui ha immaginato una coppia che fa l’amore con le luci puntate contro, le mascherine, con i medici tutti intorno a guardare. Naturalmente in queste condizioni l’uomo non può avere un’erezione e la donna un orgasmo!
Cosa pensa del massiccio ricorso all’ospedalizzazione nel parto?
Mi spaventa molto il fatto che molte donne vogliano andare in ospedale e che la gente dica “sei così coraggiosa a fare il parto in casa!”. Io penso invece che ci voglia coraggio ad andare in ospedale!
Su questa visione del parto influisce in parte anche un’antica concezione della Chiesa cattolica, per cui la donna incinta è il risultato del peccato?
Probabilmente è così. E’ una concezione che ha portato a pensare che il corpo femminile sia una cosa sporca, che il sangue e i fluidi corporali siano sporchi, che il corpo debba essere perfettamente pulito, il pube rasato e che ogni coinvolgimento del piacere debba essere bandito dall’evento della nascita.
Abbiamo tutti un po’ tradito il mistero della nascita?
Ormai c’è il bisogno di un controllo totale sul parto. Anche l’eccessivo ricorso alle ecografie è frutto dell’urgenza di capire cosa sta succedendo dentro il corpo della donna. Non c’è più mistero. E’ un’interferenza nel processo della Natura. E tutto questo osservare e interferire non è più naturale.
(tratto da "Partorire senza paura" di Elisabetta Malvagna, Red!, 2008)
E' quindi con molto piacere che condivido con voi il testo dell'intervista con lei, che ho pubblicato nel mio libro "Partorire senza paura". E' ancora attualissima. Buona lettura!
Naoli Vinaver è un’appassionata ostetrica di origine messicana che unisce la pratica del parto tradizionale ad un profondo interesse e rispetto per la psicologia e la fisiologia del parto. E’ mamma di tre bambini nati in casa. Nel 1999 la nascita del suo terzogenito è stata ripresa in un video che qualche anno fa acquistai su Internet . Girato nella sua casa a Xalapa, in Messico, è stato originariamente realizzato per una mostra al Museo delle Scienze di Boston. Le bellissime immagini di Naoli durante il parto, al quale ha assistito la sua famiglia, mi avevano molto colpito. E’ molto rassicurante vederla cogliere insieme al marito artista fiori ed erbe nel suo giardino durante il travaglio, che si conclude in una vasca dove il primogenito alla fine entra per raggiungere la mamma, il papà e il nuovo fratellino.
Viaggiando in tutto il mondo, lei ha contatti con donne e ostetriche di molti paesi, come valuta l’attuale approccio alla nascita?

Questo è forse il concetto più difficile da capire…
I medici e gli anestesisti sono amorevoli, gentili, non vogliono che la donna soffra. Ma pensare che il dolore del parto sia una dannosa distrazione è solo frutto di una perdita di conoscenze. In realtà è quasi il contrario. Se lo attraversi il dolore è costruttivo, edificante, porta un incredibile dono che non può essere paragonato a nessun tipo di macchina. Alla donna sono stati sottratti il piacere e la soddisfazione della nascita, così come la sua forza e il suo potere: questo un medico non può capirlo.
Quali sono gli strumenti di lavoro un’ostetrica?

Cosa pensa del massiccio ricorso all’ospedalizzazione nel parto?
Mi spaventa molto il fatto che molte donne vogliano andare in ospedale e che la gente dica “sei così coraggiosa a fare il parto in casa!”. Io penso invece che ci voglia coraggio ad andare in ospedale!
Su questa visione del parto influisce in parte anche un’antica concezione della Chiesa cattolica, per cui la donna incinta è il risultato del peccato?
Probabilmente è così. E’ una concezione che ha portato a pensare che il corpo femminile sia una cosa sporca, che il sangue e i fluidi corporali siano sporchi, che il corpo debba essere perfettamente pulito, il pube rasato e che ogni coinvolgimento del piacere debba essere bandito dall’evento della nascita.
Abbiamo tutti un po’ tradito il mistero della nascita?
Ormai c’è il bisogno di un controllo totale sul parto. Anche l’eccessivo ricorso alle ecografie è frutto dell’urgenza di capire cosa sta succedendo dentro il corpo della donna. Non c’è più mistero. E’ un’interferenza nel processo della Natura. E tutto questo osservare e interferire non è più naturale.
(tratto da "Partorire senza paura" di Elisabetta Malvagna, Red!, 2008)
2 agosto 2011
Giorgia: il parto in casa? Si puo' fare / Esclusiva
Finalmente Giorgia racconta l'esperienza del parto in casa, in acqua. Il suo piccolo Samuel ha 17 mesi e oggi Giorgia, un nuovo album in uscita il 6 settembre, anticipato dal singolo 'Il mio giorno migliore', ricorda quei momenti magici e spiega i motivi di questa scelta in controtendenza. L'intervista esclusiva me l'ha concessa per l'ANSA.
ANSA-INTERVISTA/ GIORGIA,COSI' MIO FIGLIO MI HA RESA PIU' FORTE
RACCONTA PER LA PRIMA VOLTA DOPO 17 MESI IL SUO PARTO IN CASA
(di Elisabetta Malvagna)
(ANSA) - ROMA, 2 AGO - Ha fatto una scelta che in Italia fa solo una donna su mille: partorire in casa. Il piccolo Samuel è nato in acqua, nell'intimità del suo appartamento romano, 17 mesi fa. Pesava quattro chili ed è stato subito accolto da mamma e papà. Da allora Giorgia, protagonista di una scelta decisamente controcorrente, non ha mai voluto apparire sulle copertine dei rotocalchi nella classica foto con l'erede in braccio (non l'aveva fatto neanche con il pancione), né ha mai raccontato la sua esperienza, condivisa con il compagno, Emanuel Lo.
"Quando sono rimasta incinta mi si è aperto un mondo", racconta all'ANSA la cantautrice romana, 40 anni compiuti pochi mesi fa e un nuovo album in arrivo il 6 settembre. Come tutte le future mamme si è informata, scoprendo "che c'é chi fa il cesareo, chi l'epidurale. Il messaggio che mi arrivava era che la gravidanza fosse una specie di malattia, e che la donna deve essere ospedalizzata, trattata come una malata. Per carità, ci sono situazioni in cui c'é bisogno del medico, ma nella maggior parte dei casi la donna è assolutamente la protagonista".
Per Giorgia, bisogna "mettersi nella condizione di vivere l'esperienza capendola, gustandola, e non demandandola", perché la gravidanza va "vissuta in prima persona" e il parto é "un punto di arrivo in cui la donna si può esprimere per quello che è". "Certo - ammette -, fa un male boia, è inutile prendersi in giro. Però forse è anche la cosa più naturale che si possa immaginare, perché siamo fatte per questo", dice con una luce negli occhi.
In un Paese dove il 40% dei bambini nasce con il cesareo, il parto a domicilio non è stata una scelta scontata: "All'inizio non credevo che poi avrei fatto il bimbo in casa, in acqua. Mi vedevo comunque guidata, in ospedale. Poi quando ero vicina al parto, ho sentito che non era il mio percorso". La gravidanza e il parto le hanno regalato una forza e una consapevolezza nuove: "E' stato meraviglioso come nei nove mesi sono cambiata. Ho acquistato una grande fiducia in me, cosa che di solito non ho. Ho vissuto questa esperienza con molta lucidità". Poi, in prossimità del lieto evento, "é arrivato tutto naturalmente. E alla fine ho sentito che si poteva fare. Certo, hai comunque bisogno di una persona che ti stia accanto, che ti segua, ovvero l'ostetrica. E' una figura-chiave nel parto, che ti lascia il tuo spazio, non dice cosa devi fare. Lo sai tu quello che devi fare, perché il corpo è tuo".
Anche l'elemento 'acqua' è stato molto positivo: "Ti aiuta a prendere delle posizioni che ti supportano nel dolore. E ti permette di accogliere il bambino in un modo assolutamente armonioso, in una situazione in cui non c'é nulla di violento. Il bambino così arriva in un ambiente non troppo illuminato, viene subito accolto dalle braccia dei genitori".
Insomma, lo consigli alle altre donne? "Sì - risponde - e comunque consiglierei un atteggiamento di ascolto di sé. Quando una donna è incinta deve ascoltare il proprio bambino e il suo corpo, fidarsi di ciò che sente. Non voglio assolutamente entrare in un ambito medico, che non mi compete. Ma la donna sa meglio di chiunque altro che cosa le sta accadendo. Perché lo sta vivendo lei". (ANSA).
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