27 settembre 2010

"Senza donne": finalmente in tv un'inchiesta SERIA sulla condizione femminile in Italia

Ho appena finito di vedere la puntata di "Presa diretta", il programma di Riccardo Iacona che va in onda la domenica sera in prima serata. E finalmente, dopo tanto, tantissimo tempo, posso dire di aver visto in tv qualcosa che valeva davvero la pena di vedere. Titolo della puntata, "Senza donne". Un titolo provocatorio, per dire quello che pensiamo da sempre: le donne in Italia non esistono.
   BASTA con l'immagine che il piccolo schermo e la pubblicita' dà delle donne, ridotte a puri oggetti sessuali, ritratte in pose porno per pubblicizzare telefonini, yogurt e quant'altro. BASTA con la mancanza di rispetto e la discriminazione sul posto di lavoro. BASTA con la cultura del "fate figli, poi occupatevene da sole, che noi abbiamo cose più importanti da fare" (mi riferisco ai politici, che passano la vita a dire stronzate, ad accusarsi fra di loro, a tramare, al solo scopo di mantenere i loro privilegi). 
   Nel silenzio piu' assoluto, siamo tagliate fuori dai posti di comando, mentre l'economia va a rotoli, nonostante siano state fatte ricerche internazionali secondo cui la professionalità e l'impegno femminili costituiscono un enorme vantaggio economico per le aziende, pubbliche e private, per le istituzioni,  per la società. E, quindi, per tutti. Secondo le stime, se non ci fosse più una disparità di genere, in Italia il Pil aumenterebbe del 22%!!! "Non ci possiamo più permettere di rinunciare al talento e alle risorse del 50% della popolazione", dicono in Norvegia. Saranno stupidi? O hanno capito tutto?
   Ignorate, mal pagate, umiliate, ricattate, ci limitiamo a 'tirare a campà', facendoci in quattro, in otto, per mandare avanti la famiglia, costrette a contare sui nonni perche' non ci sono abbastanza asili nido o perche' costano troppo. Sai 4 lingue e hai un'esperienza di anni? Quando hai figli sei costretta a licenziarti e vendere pasticcini (come ha fatto un'ex dipendente Alitalia intervistata a "Presa diretta").
  L'inchiesta ha puntialmente mostrato molte situazioni paradossali, ma purtroppo reali, di cui lo Stato non ha la minima intenzione di occuparsi. E intanto a farne le spese sono i nostri bimbi, che crescono da soli, anzi, educati dalla tv e dalle baby sitter. Le mamme invece vivono nella sofferenza di scelte obbligate (famiglia o lavoro?), costrette a lasciare ruoli che non solo le gratificherebbero come persone, ma che contribuirebbero alla ricchezza del Paese. Poi, quando i figli se ne vanno, ci dobbiamo pure occupare degli anziani. Chi lo fa, sennò??? E sapete perché? Perche' in Italia, paese cattolico che difende la sacralità della famiglia, la famiglia non conta un tubo. 
   Come ho scritto in uno dei capitoli di 'Il parto in casa - Istruzioni per l'uso", in Italia alle politiche familiari va un misero 1,1% del Pil, la meta' di Francia e Germania, paesi in cui le donne lavorano di più e, sorpresa (??!!!)  fanno più figli. E vi sembra normale che una mamma italiana su 5 smetta di lavorare entro un anno e mezzo dal parto? Il 70% decide di farlo "volontariamente" (???!!!), il 30% perché passa a un contratto a termine o per il fallimento dell'azienda. E chi resta sul campo, a parità di mansioni rispetto ai colleghi, guadagna meno. 
   Poi il part time: una vera chimera. Nei paesi scandinavi (e oggi Iacona ha mostrato quanto sia diversa la situazione in Norvegia, sembrava di vedere un film di fantascienza!), il part time e' obbligatorio darlo a chi lo chiede. Nel frattempo, il 53,4% delle famiglie italiane non ha figli. Non perchè non li vorrebbe. Ma perché costano troppo.
   Che bello, e che rabbia, vedere che in Norvegia anche il consigliere del primo ministro si è preso 2 mesi di congedo parentale per stare con i figli. "E il premier come ha reagito?", ha chiesto Iacona. "Era contento", ha risposto l'intervistato sorridente mentre spupazzava i pargoli in giardino. Come in Italia.... Lì, dal 1993, il congedo è  previsto dalla legge: i padri sono "obbligati" a lasciare il  lavoro per accudire i pargoli. Se il padre non usufruisce della sua quota (10 settimane), la famiglia perde le settimane, non vengono retribuite. La mamma non può usufruirne al posto suo. E sapete cosa è successo? La percentuale di papà che prendevano il congedo è passata dal 2% al 90%! Una legge ha forzato la mano: "Le parole, i dibattiti, le discussioni non servivano a niente", hanno spiegato. Certo, si tratta di una rivoluzione difficilmente applicabile in Italia; non ci sarebbero i fondi per finanziare questa iniziativa così dirompente (ma che sarebbe fondamentale per il benessere delle famiglie). I soldi vanno usati per cose "più importanti" (come no?). Ma almeno un passettino in questa direzione si potrebbe anche fare! Le ministre italiane (e alcune sono anche mamme, ma evidentemente ci sono mamme di serie A e di serie Z) cosa fanno? Cosa è cambiato negli ultimi 10-20-30-40-50 anni? Niente.
E ancora: un'altra legge approvata in Norvegia, per iniziativa del ministro dell'Economia, obbliga le società ad avere il 40%, dico il 40% di donne nei consigli di amministrazione. E se non lo fanno? Vanno fuori dalla Borsa. Prendere o lasciare.
    Ma su questo, e su tutto il resto, noi continuiamo, purtroppo, a "lasciare".

3 commenti:

  1. Salve, ho trovato il sito di una scuola di respiro che parla anche di preparazione mentale e respiratoria per il parto.
    Devo ammettere di essere ignorante sul campo maternità e mi piacerebbe avere un suo parere su questa "scuola di respiro".
    Sarebbe bello sapere che mia moglie potrebbe partorire senza dolore e vedere il sorriso come prima espressione nel viso di mio figlio..
    Le lascio l'indirizzo del sito e sotto la mia email, sperando in una sua risposta ( anche negativa ).

    http://www.scuoladirespiro.com/Rebirthing%20Genitori.htm

    andrea_ven@hotmail.it
    Tanti auguri.

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  2. ho visto anch'io la puntata e mi è rimasta un'amara sensazione di indignazione... Ciò che fa più male è la mancanza di interesse nei nostri confronti da parte di aziende - che ci considerano un peso e non una risorsa - e istituzioni - che scaricano le proprie responsabilità sulle famiglie.
    Ne ho parlato anch'io nel mio blog...

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  3. Cara Cristiana, grazie del tuo commento. La poca lungimiranza, o l'intenzionalità negativa, delle istituzioni italiane nei confronti del mondo femminile e delle sue risorse, e' francamente imbarazzante.
    Il problema è che, nonostante i tanti allarmi dei media, le cose non cambiano.
    Forse le donne dovrebbero essere un po' piu' solidali tra loro e unirsi per fare una battaglia seria, che in altri paesi europei hanno avviato , e in alcuni casi, vinto molto tempo fa.
    Un abbraccio
    Elisabetta

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