8 gennaio 2009

L'epidurale, una panacea?

Quando si assumono farmaci per alleviare il dolore, tutto viene affidato al medico e la donna dipende da chi la assiste. I farmaci, se impiegati in dose potenti, possono interferire e alterare il funzionamento dell’utero e rallentare il travaglio, rendendo molto probabili misure per stimolare l’utero stesso. Ciò comporta altri interventi per monitorare il battito fetale e altri farmaci come antidoti a quelli somministrati per diminuire il dolore.

Bisognerebbe riflettere sul fatto che gli analgesici e gli anestetici possono essere usati dai medici anche per avere un migliore controllo sul parto: una paziente cui è stata fatta l’epidurale non sente dolore e quindi è certamente più docile e accessibile. Certo, se ci sono situazioni anomale, nessuno pensa che una donna debba affrontare un dolore insopportabile.  Grantly Dick-Read (*) sosteneva che “sopportare la sofferenza quando può essere mitigata, non è meno brutale che insistere sulla sofferenza quando non c’è...”. Ma aggiungeva che anestetici e analgesici andrebbero somministrati secondo “dosi ben determinate in ostetricia, come in ogni altra branca della medicina o in chirurgia”.

Quando si parla di farmaci, sarebbe utile porre alcune domande: come vengono somministrati? Quale effetto avrà su di me la dose minima e la dose massima? Quali  conseguenze avranno sul travaglio e sul bambino? Possono avere effetti collaterali di lunga durata? Oppure, quali sono le alternative? E’ molto importante informarsi prima di arrivare all’ultimo momento, quando è più difficile essere lucide e in grado di scegliere.


 * Grantly Dick-Read, ginecologo inglese e padre fondatore del movimento a favore del parto naturale, negli anni Venti insegnava che l’ignoranza produce paura, la paura provoca tensione, la tensione crea dolore. Un concetto confermato da una recente ricerca, secondo la quale la paura di soffrire scatena un meccanismo ansioso che fa sentire ancora più intensamente il dolore stesso. Una sorta di effetto placebo al contrario, per cui più si teme il dolore fisico, più questo viene avvertito .Nel 1933 pubblicò Childbirth without fear, che divenne un best-seller internazionale e rivoluzionò il concetto del parto, influenzando medici e studiosi di tutto il mondo. 


Tratto dal libro "Partorire senza paura", Red Edizioni, Milano 2008  

 

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