3 luglio 2008

Ho appena visto in tv un servizio del Tg2 Salute: sono rimasta a dir poco ALLIBITA.
Si parlava di parto ed e' stato intervistato il direttore del reparto di ginecologia e ostetricia dell'Universita' di Tor Vergata, a Roma, Domenico Arduini. Due le cose che mi hanno colpito: primo, il medico era inquadrato in piedi, mentre diceva la sua sul parto, accanto a una donna allettata, triste, dimessa, immagino in attesa di partorire. Mentre lui parlava, lei, zitta, lo guardava con soggezione, in silenzio, con lo sguardo vuoto, quasi assente. Eppure era lei che doveva partorire, non lui! Un'immagine veramente poco esaltante, di donna incompetente, in procinto di dare alla luce il suo piccolo ma evidentemente ignara rispetto al suo enorme potere, quello procreativo, da svolgere solo ed esclusivamente a condizione di avere "dall'alto" tutte le indicazioni e i "permessi" di svolgere il suo compito.
Secondo: perche' quando si parla di parto si intervistano solo i primari di ginecologia e ostetricia e mai le donne, le ostetriche, insomma, chi il parto lo vive in prima persona o che con la nascita ha un approccio non medicalizzato? Perche' nel mondo dei media e dell'informazione il parere delle donne, che sono quelle che i bambini li fanno, non conta niente? (ricordo che nel 50% dei casi sulle schede di dimissione negli ospedali il motivo del cesareo NON VIENE INDICATO!!!).
Terzo: a una domanda sul sempre maggiore ricorso al cesareo (che, sottolineo, pone l'Italia al primo posto nel mondo occidentale, piu' dei supertecnologici Stati Uniti!!!), il professore rispondeva che i motivi per applicarlo sono: una "migliore conoscenza della fisiologia e della conoscenza delle patologie" nell'evento del parto, e il fatto che col cesareo si e' "portati a una maggiore sicurezza" rispetto alla nascita. ??? Ma se il parto e' un evento fisiologico (e sfido chiunque a mettere in dubio questa affermazione), come mai si fanno tanti cesarei? E come mai l'Organizzazione Mondiale della Sanita' ha stabilito che il limite massimo di cesarei dovrebbe essere del 10-15%, tasso molto inferiore al 38% applicato in Italia? Ovviamente nessuno ha fatto questa semplice domanda, forse era troppo irriverente.
Quarto: il momento piu' bello e' stato quando e' arrivata una domanda sul parto in casa. La risposta e' stata breve, secca, sicura: "Quello in casa e' un parto a rischio". Ovvio, qui il problema sui cui si scatenano da anni lotte e dibattiti anche molto accesi, e' "chi controlla il parto". Se alla classe medica si toglie l'attuale potere assoluto di controllo dell'evento del parto, cosa si fa fare a tutte le le centinaia di ginecologi e anestesisti che abbiamo in Italia? Resterebbero con le mani in mano e senza stipendio. Un esempio di vita vissuta: dieci anni fa, quando aspettavo la mia primogenita, andai al Fatebenefratelli di Roma per informarmi su come veniva gestito il parto nell'allora nuovo reparto di ostetricia. Chiesi a una ostetrica se subito dopo aver partorito, il bambino venisse lasciato alla mamma o meno. La risposta fu abbastanza seccata: "Certo che no, viene dato subito al pediatra per i controlli!". E quando chiesi, ingenuamente, "perche'?", mi fu risposto: ''Altrimenti il pediatra che ci sta a fare?".
Capisco che l'intervento del pediatra sia necessario in caso di patologie e problemi al bambino, ma se il piccoletto sta bene, come e' nella maggior parte dei casi, perche' non permettere alla coppia, dopo nove lunghi mesi di simbiosi, di stare qualche momento insieme, scambiarsi coccole, sguardi, sentire i rispettivi odori, insomma, iniziare subito un rapporto d'amore che durera' per tutta la vita?
Il parto in casa e' a rischio, dice il professore. Sono passati 23 anni da quando l'Oms ha stabilito che “non è mai stato scientificamente provato che l’ospedale è più sicuro della casa per una donna che ha avuto una gravidanza normale”!!! Studi su parti in casa programmati in paesi industrializzati e per gravidanze non a rischio - dice l'Oms - "mostrano che le percentuali di complicazioni e di morti materne e neonatali erano uguali o inferiori rispetto a quelle relative ai parti in ospedale".
La cosa grave e inquietante e' che nel servizio del Tg2 Salute non c'e' stato nessun contraddittorio. Contravvenendo a tutte le regole base di una informazione corretta (tema su cui si sono fatti e si continuano a fare decine di convegni, spesso totalmente inutili, lo so perche' sono 15 anni che lavoro all'Ansa), si e' dato spazio solo a una voce, quella di Arduini, senza approfondire le sue affermazioni, senza sentire altre opinioni, senza citare un solo dato. Insomma, un pessimo esempio di come si fa informazione (non solo su questi temi , che non sono proprio marginali) nel nostro Paese. E paghiamo pure il canone per avere questo tipo di servizi...

Nessun commento:

Posta un commento