5 gennaio 2016

Porta a Porta e il parto "militarizzato"


Ieri ho avuto la gioia, si fa per dire, di guardare una puntata di Porta a Porta dedicata ai numerosi casi di mortalità materna di questi ultimi giorni: 5 donne morte durante il parto in una settimana (vedi post precedente). Tra gli ospiti del salotto di Bruno Vespa c'era Serena Donati dell'Istituto Superiore di Sanità, che ha parlato con preoccupante disinvoltura di "disuguaglianze in termini di opportunità assistenziali che si traducono in esiti che non sono uguali nelle diverse aree del Paese". Un complicato giro di parole per dire che ogni regione fa come gli pare, gestisce i parti a suo modo, come può, mettendo impunemente a rischio la salute delle donne italiane. Ti può andar bene o male, dipende se partorisci in Emilia Romagna o in Toscana (bene), o in Sicilia e in Campania (sono dolori). Dipende anche se il travaglio comincia di giorno o di notte, il giovedì o la domenica, durante un giorno feriale (consigliato) o festivo (rischi la vita).
Un terno al lotto, insomma.

Il professore e la militarizzazione del parto
Faccio fatica a parlare di un altro ospite, Herbert Valensise, responsabile dell'Unità Ostetrica del Fatebenefratelli di Roma, uno specialista della patologia. Cerco di mantenere la calma, ma non garantisco di resistere fino alla fine del post. L'ineffabile professore è partito subito svicolando con eleganza di fronte a una puntuale domanda del prode Vespa sulla percentuale di mortalità neonatale nel suo ospedale. Poi si è lanciato in un discorso fumoso e sgrammaticato. Queste le sue testuali parole: "Il punto importante è una speranza, che è quella che tutta la comunità scientifica segue (il congiuntivo non è previsto) un iter per cercare di trovare un (sì, "un") conduzione della gravidanza che sia equilibrata fra la militarizzazione (sìììììì, ha detto proprio "militarizzazione"!) e la naturalità e comporti una diminuzione del rischio". Se opera come parla, alla larga!!!!!!!

Veronica Maya: perfetta testimonial del parto naturale
L'unica a salvarsi è stata Veronica Maya, che partorirà a breve il suo terzo figlio e che ha raccontato di aver partorito in acqua (il professor Valensise intanto deglutiva con difficoltà e strabuzzava gli occhi). "Confesso che al primo figlio avevo il desiderio di partorire in casa - confessa poi quasi vergognandosene di fronte a cotanti rappresentanti del parto medicalizzato - Volevo un'intimità e una situazione psicologica particolari. Poi mi sono fatta guidare e consigliare e abbiamo optato per la clinica". Peccato Veronica, avresti fatto meglio a non sentirti "inadeguata" e "folle" nel perseguire i tuoi bisogni, e a guidare con coraggio, competenza e serenità il tuo parto.... Ma andiamo avanti. 

Il parto in acqua: aiuto!!!!!!!!
"Parliamo un attimo del parto in acqua", chiede curioso Vespa a Valensise. "Il parto in acqua è quello in cui la signora (e se e' signorina?) partorisce immersa in una vasca e il bambino viene espulso all'interno di una vasca piena d'acqua". Ma dai! Ma veramente????? Centinaia di studi e tonnellate di evidenze scientifiche bruciate in un nanosecondo. E poi quell'ESPULSO sa tanto di qualcosa da buttare via, qualcosa di scomodo di cui liberarsi il prima possibile. Tipo le feci. Non poteva usare più felici e "umane" espressioni come  "nasce" o "viene alla luce"? 
Oltre a parlare del ruolo fondamentale delle ostetriche, Veronica sul tema (centrale) del dolore ha superato se stessa (dimostrando anche di aver letto il mio libro, "Partorire senza paura"): "Io ho scelto di non fare l'epidurale". "Perché, volevi soffrire?", fa Vespa. Lei non si scompone: "Non è che volevo soffrire, ma anche il dolore ha una sua valenza, serve alla madre e al bambino. Serve ad acquisire una consapevolezza dei propri limiti". Ormai è partita in quarta, non la ferma nessuno, neanche lo sconvolto Valensise. "Una volta che partorisci con quel dolore, acquisisci una forza interiore che ti aiuta poi nella vita, nel maternage. Il dolore l'hanno provato tante donne prima di me, così ho pensato perché devo rinunciare a questa esperienza? Devo prima capire che cos'è. Ho visto che ce la potevo fare, che potevo attingere dalle mie risorse". 

Urge équipe di sommozzatori
Esilarante (e scandalosa) l'abissale disinformazione di Valensise sul parto in acqua: "Non si usa molto frequentemente perché ha dei vantaggi e degli svantaggi. Ci devono essere delle equipe che sono abituate a fare questo tipo di andamento (sommozzatori?)  e ci sono dei rischi di tipo infettivo legato all'evoluzione del travaglio di parto stesso. Ci sono delle remore....".
Ma che dice? Prima di tutto: io, che ho partorito in casa due volte, ho dato alla luce il mio secondogenito in acqua ed erano presenti solo mio marito e l'ostetrica. Una modalità assolutamente normale. Secondo: da studi internazionali e italiani - ad esempio l'ospedale di Vipiteno (Bolzano), che nonostante sia un'eccellenza rischia la chiusura - il parto in acqua non implica un rischio maggiore di infezioni materne e neonatali. E visto che ci siamo, cito anche uno studio del National Childbirth Trust britannico, secondo cui dopo il parto il 22% delle donne ospedalizzate contrae un'infezione, contro il 5% delle donne che partoriscono in casa.

Insomma, per concludere, ho avuto la conferma dell'inadeguatezza di alcuni professionisti della nascita, che continuano imperterriti a mantenere posizioni e convinzioni ormai superate dai fatti e dalle evidenze scientifiche, a scapito delle mamme e dei loro bambini. Per quanto riguarda Veronica Maya, invece, posso dire Brava! Una piccola luce nel buio dell'informazione istituzionale. 

p.s. aggiornamento: oggi (13/01/2016) è nata la figlia di Veronica Maya, Katia Eleonora. Auguri!

13 commenti:

  1. Carissima Elisabetta ... Ho letto il tuo resoconto e non ho visto la puntata, e lo dico fuori dai denti non guardo mai porta porta perchè il viscido Vespa mi fa schifo ! Comunque, tornando al tema della nascita purtroppo fino a quando il potere sarà lasciato nelle mani di professoroni incapaci di mettere un congiuntivo al posto giusto, figuriamoci qua do devono legger qualche Revisione sistematica delle evidenze scientifiche che sono tutte in Inglese .... E dire che il nostro SAPERIDOC , si dico nostro perchè nato a Modena Quindi Emilia Romanga per opera del Dott. Basevi e del Dott Gori , hanno tradotto tutti gli studi e le rvisioni in Italiano per render epiù semplice la consultazione da parte di noi tutti operatori, peccato che a queste bellissime ricerche ci fanno riferimento solo le Ostetriche e pochissimi medici. Peccato perchè sono la base per poter creare delle linee guida generali applicabili in ogni ospedale d'Italia e magari la finaimo di essere fortunate in Emilia e Toscana e sfortunate in Campania e Sicilia !!!! Ma, la Ministra On Lorenzin dovrebbe invece di fare la tasc force ( non so nemmeno se si scrive così!) si dovrebbe applicare a far si che ogni operatore di qualsiasi specializzazzione sia Medico che Ostetrica, Infermeira , ecc ecc... Fossero sottoposti ad esami routinari ogni due anni, per valutare il loro grado di formazione e attendibilità lavorativa ... Mannaggia mannaggia peccato che a queste trasmissioni non invitano mai noi Ostetirche ... Oppure invitano delle fanatiche del parto a casa che non sono capaci di spiegare in poche parole perchè esso è sicuro e non solo romantico ! Avrei altre mille cose da scrivere ..... Ma mi piacerebbe di più parlare a quattrocchi con la Lorenzin .... Ma la strada è lunga ..... E ogni tanto mi dico che starei molto più serena in una spiaggia del messico a fare la piadina romagnola invece di farmi il sangue amaro comabattendo contro i mulini a vento che spesso sono le stesse mie colleghe !!! Ciao Bitti ost. Vianella Gnan

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  2. Carissima Vianella,
    ti capisco. Anche io a volte sento il bisogno di prendere le distanze da questa difficilissima battaglia perché la stupidità e l'ignoranza sono a un livello tale da farmi venire il sangue al cervello. Ma alla fine e' una battaglia alla quale non si puo' rinunciare. E' una battaglia per difendere diritti inalienabili, e anche se spesso le ns armi sono spuntate, bisogna continuare a farla. Possiamo lavorare per parlare con la Lorenzin, non mi pare una cosa impossibile. Teniamoci in contatto. Grazie per il tuo appassionato e preciso contributo, e soprattutto per il tuo impegno in favore delle mamme e dei loro bimbi. :)

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  3. Carissime, scrivo da Firenze quindi da uno dei posti migliori al mondo - statistiche alla mano - per fare un parto naturale. WOW, direte voi. Eh sì.. ma non solo. Da oramai dodici anni le donne del mio corso, Mamme in Movimento, partoriscono con pochissimo dolore, in pochissimo tempo e quindi con un enorme calo percentuale di rischio materno e fetale - tutti i dati sulla pagina fb di MM. Attenzione però, un parto così lo possono fare - anzi, dovrebbero farlo - le donne di tutta Italia perché ne hanno diritto. Occorre però spostare il focus del problema dal 'dove' si partorisce al 'come' si partorisce altrimenti si continua a girare all'infinito intorno al problema. Due sono le questioni centrali che ci possono aiutare a venirne fuori: manca una figura professionale tra gli operatori del parto - la coach - e manca l'approfondimento legato alla biomeccanica del parto naturale - questione di fisica / ingegneria. Non è importante se si partorisce in casa o in ospedale, in una vasca di casa o in una vasca di ospedale: queste sono scelte personali sulle quali io non starei tanto a discutere e che allontanano dal problema. Il focus del tema nascita è favorire e agevolare la nascita stessa e quindi ogni donna ha il diritto di sapere esattamente 'come' si fa a partorire nel migliore dei modi, con i risultati di cui sopra. Interessa forse al vostro insegnante di scuola guida che auto comprate? Non credo.. ma gli interessa di certo che sappiate 'come' si fa a guidare una macchina. Un caro saluto a tutte voi e, come sempre, buon parto a tutte!!! Dr.ssa Elena Taddei, docente in Unifi.

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    1. Una nuova cultura del parto (ma anche naturalmente della gravidanza e del post-partum): ecco l'obiettivo da raggiungere. Fino a quando la donna incinta sarà considerata una malata, una disabile, una persona incapace di intendere e di volere; fino a quando le donne non si renderanno conto di essere nate per questo, di essere capaci e competenti, di non aver bisogno di interventi chimici e chirurgici per dare alla luce i propri bambini/e; fino a quando la classe medica avrà la presunzione di interferire con violenza nel processo fisiologico del parto, non ne usciremo.

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  5. Grazie Bitti per questo tuo commento. La situazione è grave ma non è seria, per dirla alla Flaiano . Come tante altre cose del resto in Italia ...

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    1. Sì carissima, da giornalista navigata posso dire una cosa: è ovvio che la stampa, i media in generale, si sono buttati a pesce sui casi di mortalità materna perché "i morti fanno sempre notizia", soprattutto durante le festività natalizie e soprattutto quando a morire sono mamme e bambini. La cosa grave è che se ne parla solo (e anche a sproposito) quando ormai e' troppo tardi.
      Per quanto riguarda il tema in sè, chi come te dedica la sua vita a stare al fianco delle donne prima, durante e dopo il momento più importante della loro vita, sa che di lavoro da fare nelle strutture pubbliche e private in Italia ce n'è davvero ancora tanto. Io comincerei con il proiettare il tuo film nelle scuole. Sarebbe un buon inizio!

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  6. Si vede che lei non ha avuto problemi seri in gravidanza,si faccia un giro nella patologia ostetrica....e poi forse capirà cosa voleva dire il professor Valensise...la gravidanza non e'sempre rose e fiori

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    1. Cara Natascia,
      grazie per il suo commento
      Quando c'e' una patologia, bisogna curare la patologia. Ed è un bene il fatto che esistano gli ospedali, i chirurghi, gli specialisti. Il problema serio è quando a un parto fisiologico vengono applicate le stesse procedure standard anche se tutto sta andando bene, solo "per paura" che arrivi - forse, magari , chissà - una patologia. Ormai da un parto ci si aspetta sempre il peggio. E' una cultura che va cambiata.
      Comunque la invito a leggere l'intervento di Verena Schmid sulla sicurezza, il rischio, il luogo del parto. http://elisabettamalvagna.it/il-re-e-nudo/

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  7. Da sedicente giornalista navigata dovrebbe conoscere (non dico i limiti oggettivi del diritto di critica e,tra questi,la continenza)l'obbligo - non solo etico - di conoscere l'argomento di cui si scrive o il personaggio che si sceglie di commentare tanto piu quando lo si fa con la sua prosopopea.
    Lei si e'minimamente informata? Sa chi e'il prof. VALENSISE, come lavora, con quanta competenza e con quale profonda e rara umanita' segue le donne in gravidanza? Ha idea di quante donne e bambini abbia salvato? Direi di no e direi che non si e'neanche preoccupata di saperlo
    La superficialita' del suo commento (chiamarlo articolo gli attribuirebbe una dignita'che non merita) dimostra la sua incapacita'ad andare oltre la forma dando priorita'al contenuto come qualunque giornalista anche alle prime armi dovrebbe essere in grado di fare.
    Se lo.lasci dire se il prof. Valensise svolgesse la propria professione come lei fa la giornalista allora si'che avremmo qualcosa di cui preoccuparci.

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    1. Sedicente proprio no, visto che sono iscritta all’Ordine dei giornalisti dal 1992. Detto ciò, non ci tengo particolarmente a vantarmi della mia professionalità (che evidentemente lei non conosce né le interessa conoscere, basta dare uno sguardo sul web), ma noto che come spesso avviene muovere critiche a professori, primari e rappresentanti della classe medica suscita sempre reazioni stizzite e infastidite, se non offensive. Non mi pare affatto di aver scritto che il prof. Valensise sia un incompetente o non sappia fare il suo lavoro. Ho notato che non ha risposto, evadendola, alla domanda di Vespa sulla percentuale di mortalità neonatale nel suo ospedale. E non ha saputo spiegare, nonostante le insistenze di Vespa, come mai in Campania c’è un 20% in più di cesarei rispetto alla media nazionale, già molto alta. Infine, non mi pare possa accusarmi di prosopopea e superficialità se riporto le testuali parole del professore, evidentemente molto emozionato di stare in televisione. Mi occupo da quasi 20 anni di gravidanza e nascita, ma sinceramente di "parto militarizzato" non avevo mai sentito parlare.

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    2. Cara Giorgia,
      non entro nel merito dell'intervista del dottore perché effettivamente poteva essere emozionato ma non essere tanto sicura della competenza e umanità della persona. Per come parli immagino l'avrai conosciuto e avuto una meravigliosa esperienza con lui ma non sempre è così. Io l'ho conosciuto bene e ho conosciuto tante esperienze positive durante il ricovero al fatebenefratelli, per contro non mi sorprendo dell'alto tasso di mortalità infantile in quell'ospedale. Io sto facendo un percorso post-traumatico per superare quanto mi è successo ed ero seguita proprio all'isola tiberina. Aspetto di essere forte per avviare una causa legale ed evitare che accada ad altre donne ciò che è accaduto a me. La vita di mio figlio è stata salvata dal Bambin Gesù arrivato in condizioni gravissime. Tutti possiamo sbagliare ma non lo spacciamo per il supereroe che non è.

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