24 febbraio 2009

L'embrione in una mostra a Londra

«Le immagini degli embrioni umani sono dappertutto. Le troviamo nei quotidiani, negli ospedali, nelle aule scolastiche, nei laboratori, negli album di famiglia, in internet… Le consideriamo oggi un dato scontato. Solo 250 anni fa lo sviluppo umano non si poteva vedere ancora da nessuna parte». Con queste parole, e l’immagine di un’artigiana tedesca con in mano un piccolo modello di feto (anni Quaranta del Novecento) inizia la bella esposizione virtuale Making visible embryos, curata da Tatjana Buklijas e Nick Hopwood del dipartimento di Storia e Filosofia della Scienza dell'Università di Cambridge, in collaborazione con il Wellcome Trust di Londra. Il tema è appunto quello del percorso, lungo tre secoli, dall’invisibilità alla visibilità, fino alla spettacolarità, di quello che dai curatori viene chiamato “l’embrione”. Vi viene esplicitato il lunghissimo “lavoro” che sta dietro l’attuale visibilità degli embrioni-feti. Alla fine della mostra la conclusione sarà lapidaria: «Ciò che è visibile – e si potrebbe dire: ciò che è stato fatto diventare visibile - non è la stessa cosa che è stata nascosta».

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