29 dicembre 2008

Lo sport dopo diagnosi cancro al seno riduce rischi morte

Lo sport non fa bene solo alla salute degli atleti professionisti o degli amanti del jogging mattutino. Un'attività fisica regolare aiuta anche le donne colpite da cancro al seno. Ne è convinto Francesco Cognetti, direttore dell'oncologia medica A dell'istituto Regina Elena di Roma, e coordinatore della Commissione oncologica nazionale.
"L'incremento dell'attività fisica dopo una diagnosi di tumore del seno - assicura l'esperto - riduce del 45% il rischio di recidive e di morte in queste pazienti rispetto a quelle inattive".Il tumore del seno continua ad avere una grande incidenza proprio in Italia, dove ogni anno registra 30.000 nuovi casi.
"Fare sport aiuta a prevenire alcuni tumori - spiega Cognetti - e in letteratura scientifica ci sono infatti molte correlazioni tra obesità e cancro della mammella, endometrio, colon retto, rene ed esofago". Eppure lo sport può dare una mano a combattere la malattia dopo la diagnosi. Un'attività fisica regolare infatti riduce il rischio di morte "e ha un impatto favorevole - conclude Cognetti - sulla qualità di vita durante i trattamenti".
Fonte: AdnKronos, 29 dicembre 2008

1 commento:

  1. Simone Ballatoreottobre 23, 2011 7:27 AM

    Malasanità all'Istituto Tumori Regina Elena Roma (Dr. Cognetti la vergogna della scienza)


    Hace 30 minutosSimone Ballatore
    Vorrei sottoporre all'attenzione di tutti Coloro che come me hanno avuto un familiare "abbattuto" all'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena a causa di una feroce sperimentazione di chemioterapie ocologiche, la mia triste storia di ennesima vittima di malasanità...questa volta dell' IFO di Roma, non di ospedali periferici del profondo Sud, e più precisamente vittima del Dr. Francesco Cognetti il "Veronesi del Sud" e del suo pupillo Dr. Massimo Ferretti

    Mia madre Rossiello Raffaella (72 anni) affetta da adenocarcinoma è stata ricoverata all'IFO di Roma e sottoposta a cure e trattamenti chemioteratipi sperimentali che la hanno condotta a morte nel giro di 3 settimane. Il dr. Cognetti di Medicina Oncologica A, si è approfittato dello stato di depressione e scoramento di mia madre (che voleva continuare a vivere) per farle firmare un consenso informato, senza metterla al corrente dei rischi ed eventuali benefici di tali chemioterapici sperimentali, sicuramente non adatti ad una paziente nello stato fisico di mia madre. Alla prima grave complicazione (una copiosa emorragia) il dr. Cognetti si è rifiutato di trasferirla in ospedale più idoneo (Visto che l'IFO-Istituto Nazionale Tumori - Regina Elena è sprovvisto di Pronto Soccorso e di Rianimazione), facendo morire mia madre per emorragia sotto gli occhi impotenti dei figli. Inspiegabilmente il dr. Cognetti ha proceduto contro la volontà dei figli (che avevano diffidato formalmente l'IFO da eseguirla) una autopsia forse per "blindare" la posizione dell'ospedale in relazione a probabili gravi negligenze commesse? Certo è che la cartella clinica in relazione alle cure/farmaci e quant'altro somministrato a mia madre riportava -fino al giorno precedente il decesso- informazione molto diverse tanto da indicare le dimissioni imminenti della paziente.
    Queste "criminali sperimentazioni" che in nome della scienza seviziano e portano a morte pazienti oncologici, utilizzandoli come cavie da laboratorio...vanno fermate.

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