27 maggio 2008

MUORE DOPO CESAREO; S.ANNA, NESSUNA CARENZA DI CURE

(ANSA) - TORINO, 27 MAG - "Non ci sono state carenze nell'assistenza sanitaria alla donna. Il decesso è stato un evento imprevedibile e drammatico, ma a quanto ci risulta tutto é stato fatto secondo i protocolli". Grace Rabacchi, direttore sanitario dell'ospedale Sant'Anna di Torino, commenta la morte della giovane donna avvenuta ieri mattina, cinque ore dopo il cesareo.La donna, per il taglio cesareo, era stata operata in anestesia generale perché "non era collaborativa". Era in uno stato di agitazione tale da non permettere l'anestesia locale, come di prassi per oltre il 90% dei casi, spiega Evelina Gollo, primario di anestesia e rianimazione. E l'anestesista, Silvia Treves, domenica notte ha optato per l'analgesia generale."Ci dispiace per quanto è accaduto - continua Rabacchi - e siamo vicini ai parenti, con i quali abbiamo parlato anche oggi". La reazione del marito, che dopo la notizia della morte si è scagliato contro l'ostetrica, viene ascritta al comprensibile dolore per la perdita della moglie. L'ospedale ricorda che le morti per parto sono eventi rari ma non impossibili: un caso ogni 8-10 mila parti. Al Sant'Anna nel 2007 i parti sono stati 8.755, dei quali 3.075 (35,1%) con cesareo. (ANSA).

8 commenti:

  1. Cosa????? Alla donna è stata fatta l'anestesia generale invece della locale perche' era POCO COLLABORATIVA? Ma stiamo scherzando??????????

    "NON CI SONO STATE CARENZE NELL'ASSISTENZA SANITARIA alla donna" e il decesso è stato "un evento IMPREVEDIBILE e drammatico, ma a quanto ci risulta tutto é stato fatto secondo i protocolli"???????? , hanno replicato i sanitari.
    QUESTO SI VEDRA' DALL'AUTOPSIA, che verra' fatta domani sul corpo di questa donna di 31 anni.

    Quello che e' certo e' che ieri prima della tragedia il medico di guardia ha visitato la donna, riscontrando un decorso post-operatorio "assolutamente regolare". Meno di un'ora dopo la madre della donna ha chiesto aiuto perché la figlia si sentiva male, ma l'intervento dei medici non è più servito a nulla.

    E oltretutto il direttore sanitario del San'Anna ha imputato al "comprensibile dolore per la perdita della moglie" il fatto che il marito si sia scagliato contro l'ostetrica quando ha saputo che sua moglie era morta.

    Questa non e' la prima ne' sara' l'ultima donna che muore sotto i ferri durante il parto. Bisognerebbe capire quanto su questa piaga influisca il livello di malasanita' dei nostri ospedali e quanto invece ci sia di inevitabile. Certo e' che con 4 cesarei su 10 parti, una cifra assolutamente ingiustificata ma che mette l'Italia al primo posto per numeri di parti cesarei tra i paesi occidentali, il rischio - molto serio - per le donne che devono dare alla luce i loro figli, e' elevatissimo.
    In questi ultimi 10 anni ho raccolto decine e decine di notizie ANSA relative a donne morte durante o dopo il parto cesareo (che forse un giorno pubblichero'). Morti che, se il corpo della donna fosse più rispettato e tenuto in considerazione, e soprattutto se non si eccedesse con l'uso del bisturi, usato in modo sistematico anche quando non e' necessario, sicuramente si potrebbero evitare.
    Il mio pensiero ora va al piccoletto appena nato e al marito, che dovra' crescerlo senza la sua mamma.

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  3. nei giorni scorsi anche a Como si è verificata la morte di una donna, sempre durante un intervento di taglio cesareo; tutti i giornali e le notizie ANSA parlano come sempre di "Morte durante un parto" e non morte per un intervento chirurgico. Spesso le persone e le donne in gravidanza si soffermano al titolo che rievoca sensazioni di pericolo nella nascita naturale convogliando ancora di più la fiducia verso una nascita considerata senza rischi : il taglio cesareo. Iniziamo a chiamare con il loro vero nome le cose e forse apparirà più lampante cosa accade sul corpo delle donne e dei bambini. Un forte abbraccio alla famiglia di Silvia.
    Paola Olivieri, ostetrica

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  4. quando avviene un evento così terribile qualsiasi commento è inutile e vorrei solo evitare che ad altre donne possa succedere, ma vorrei anche che le donne si volessero più bene e che si preparassero per questo evento
    io ho partorito a Milano al Buzzi e tutti i medici e ostetriche mi hanno aiutato per far in modo che io avessi fiducia in me stessa e così ho partorito in modo naturale nonostante l'età. Per me è stato bellissimo non ho quasi sentito dolore e tutto quello che provavo era un ripercorrere le parole che psicologi e ostetriche mi avevano detto.
    Le mie amiche che si sono rivolte a strutture private e stranamente hanno partorito sempre con taglio cesareo nonostante una gravidanza normale.

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  5. Cara Sara,
    ti ringrazio molto per aver scritto sul mio blog: non deve essere stato facile raccontare questa tragedia. Spesso di drammi come questi se ne occupa solo la cronaca nera, ignorando tutto cio' che essi provocano nella vita dei familiari e degli amici delle donne che perdono la vita per dare alla luce i loro bimbi.
    Sono sicura che, come te, molte altre persone avrebbero molto da dire rispetto a fatti che hanno cambiato completamente la vita di famiglie che avrebbero voluto solo provare la gioia di una nascita. E che invece sono state travolte dalla morte della persona che avrebbe portato loro questa gioia.

    So che oggi c'e' l'autopsia di tua cugina: mi auguro con tutto il cuore che possa fare chiarezza su quanto e' purtroppo accaduto. Anche se sarà difficile convivere con un lutto cosi' doloroso, dovete avere il coraggio e la forza di stare accanto al papà del piccolo Cristian, la cui disperazione e rabbia non deve distruggere la gioia di essere diventato genitore.
    Gli ospedali pubblici hanno il merito di salvare la vita di donne e bambini. Ma non possiamo far finta di non vedere quanti sono i casi di madri morte tragicamente e a volte inspiegabilmente durante o dopo il parto, di diagnosi errate, di neonati deceduti per negligenza o vittime di lesioni cerebrali permanenti. Ogni volta tutto cio' comporta indagini della magistratura, sequesti di cartelle cliniche, autopsie, esposti e denunce da parte di genitori e parenti disperati.
    Ma non c'e' dubbio che nessun verdetto della magistratura, ammesso che le cause e i processi di questo tipo vadano a buon fine, possa lontanamente risarcire, lenire, consolare.
    In America c'e' una grande ostetrica, Ina May Gaskin, autrice a meta' degli anni Settanta di un bellissimo libro, 'Spiritual Midwifery' (Ostetricia spirituale)e nel 2004 di 'La gioia del parto'. Dal 1982 Ina May porta avanti con coraggio e determinazione il Safe Motherhood Quilt Project (Progetto Trapunta Maternita' Sicura), che consiste nella realizzazione di una trapunta per ricordare le donne americane morte per cause legate alla gravidanza, e per pubblicizzare la necessita' di una legislazione che si impegni sul sottovalutato problema dele morti materne. Ognuno dei quadrati che compongono la trapunta (che io ho avuto il piacere e l'onore di vedere personalmente) e' dedicato a una donna morta, spesso a causa dei danni provocati da alcuni nuovi farmaci e da procedure introdotte negli ultimi anni negli Stati Uniti.
    Penso che anche in Italia bisognerebbe sollevare il problema. E smettere di pensare "doveva andare cosi'...".

    Un abbraccio
    Elisabetta

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  6. Mi unisco al cordoglio per il tragico evento alla famiglia. Auguro ogni bene al piccolo Cristian e un sentito abbraccio al padre Marco.

    Denis Sansoè

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  7. E' terribile cosa è successo a questa donna che voleva solo la gioia di stringere il suo piccolo tanto atteso. Conosco bene l'ospedale ho partorito li 2 volte, 2 parti molto difficili uno naturale 14 anni fa alla clinica e l'altro 2 anni fa con cesario di urgenza xchè dopo 2 notti e un giorno di travaglio (ero distrutta ) non si erano accorti che il bimbo era incaprettato e nn poteva uscire, l'ostetrica diceva che non potevo partorire naturalmente mentre il medico diceva che siccome era il secondo parto con un po di pazienza sarebbe nato, poi l'ostetrica si è arrabbiata e meno male xchè altrimenti sarebbe sicuramente finita male e mi hanno fatto il cesareo, quando il medico che mi ha operato ha visto il bimbo mi ha detto signora suo figlio non sarebbe mai nato x via naturale è incaprettato collo mani e piedi.
    Racconto questo episodio solo x far capire che molto spsso negli ospedali non fanno attenzione a quello che passa la mamma ad esempio a me dicevano che non dovevo fare stori xchè vevo le spinte senza dilatazione sia nel primo che nel secondo parto e quando dicevo che non ce la facevo più mi dicevano di non fare storie che non ero la prima che partoriva.
    Mi piacerebbe sapere xchè secondo i medici noi donne facciamo sempre storie e non tengono conto di quello che diciamo, nel mio caso xrò devo dire che le ostetriche che mi hanno seguito nei due parti sono state molto brave e competenti solo che a volte hanno le mani legate xchè non sono medici e sono loro che comandano.
    comunque mando un abbraccio forte alla famiglia di Silvia e spero che se qualcuno ha sbagliato x una volta si faccia chiarezza veramente e paghi sul serio.
    Alessandra da Torino

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  8. "Mi dicevano di non fare storie, che non ero la prima che partoriva": cito un passaggio del racconto di Alessandra da Torino, secondo me FONDAMENTALE, perche' da quando ho iniziato a occuparmi di nascita, gravidanza e parto, oltre 10 anni fa, questa frase me la sono sentita ripetere decine e decine di volte da molte mamme. Ed e' un atteggiamento inaccettabile. Mi chiedo come le donne possano farsi trattare con tanta sufficienza e sprezzante indifferenza da alcuni (non tutti, per carità) rappresentanti del personale medico e infiermeristico, che dovrebbero invece dare il loro supporto, umano e professionale, alle donne che stanno per dare alla luce i loro figli.
    Due mesi prima di partorire sono andata a fare un giro in un grande ospedale romano per capire le procedure e il tipo di approccio. Lo racconto anche nel libro: nonostante la struttura fosse allora una delle piu' all'avanguardia dal punto di vista dell'attenzione alla partoriente e al neonato, ho trovato un "muro" da parte del personale di fronte a mie semplici domande e richieste di informazioni su cosa mi aspettasse una volta ricoverata in quella struttura. Come se ci fosse un profondo fastidio nel fornire le DOVUTE risposte a LEGITTIME domande. Un motivo in piuù, mi dissi allora, per far nascere mia figlia in casa. Una scelta che rifarei senza alcun tentennamento.
    Peccato che di questa opportunità non si parla mai ...

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