24 maggio 2008

Stasera sono ospite a Otto e Mezzo su La7!!


Stasera saro' l'ospite di Otto e Mezzo, su La7 (alle 20,30, ovviamente). Si parlera' di paura della maternità con i conduttori, Ritanna Armeni e Lanfranco Pace, e con la collega de Il Foglio Annalena Benini.
Stay tuned!!!!!!!!!!

8 commenti:

  1. Questa sera ho visto la trasmissione su LA7, argomento molto interessante. Complimenti per le informazioni che ha esposto.
    Secondo lei il partorire in casa non potrebbe comunque portare dei rischi dovuti da improvvise emergenze che all'interno di una struttura ospedaliera si potrebbero affrontare con maggiore prontezza?
    Denis

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  2. Grazie per la domanda (e per i complimenti). Il problema emergenze e' uno dei piu' sentiti quando si parla di parto in casa. Come ho detto in trasmissione, il parto a domicilio e' sempre selezionato, esiste un rigido protocollo al quale le ostetriche si attengono scrupolosamente prima di assistere un parto in casa. La futura mamma deve essere in piena salute e la gravidanza deve essere ovviamente "non a rischio".
    Ecco alcuni dati che potranno esserle utili per farsi un'opinione (e che cito ampiamente nel libro): gia' nel 1985 l'Organizzazione Mondiale della Sanita' ha stabilito ufficialmente che "non e' mai stato scientificamente provato che l'ospedale e' piu' sicuro della casa per una donna che ha avuto una gravidanza normale". Nel 1992 in Inghilterra il Comitato sui servizi materni della House of Commos ha pubblicato il Winterton Report, arrivando alla conclusione che "incoraggiare tutte le donne al parto in ospedale non e' giustificabile dal punto di vista della sicurezza". E affermando che "non esiste evidenza convincente o inoppugnabile che gli ospedali diano una garanzia migliore di sicurezza per la maggioranza di mamme e bimbi. E' possibile, ma non provato, che sia il contrario".
    Anche secondo l'autorevole British Medical Journal il parto a domicilio "non presuppone un rischio maggiore del parto in ospedale e RIDUCE ALCUNI DEI RISCHI AGGIUNTIVI DOVUTI AGLI INTERVENTI. E' importante - aggiunge il BMJ - che l'opzione del parto in casa sia disponibile, specialmente per le donne con una gravidanza a basso rischio, alle quali BISOGNA CONSENTIRE UNA LIBERA SCELTA. Il parto a domicilio riduce alcuni dei rischi aggiuntivi dovuti dal punto di vista della sicurezza".
    Nel 1997 il ricercatore danese Ole Olsen ha messo a confronto i dati di sei differenti ricerche sulla sicuezza del parto in casa selezionato e del parto in ospedale, esaminando dati relativi a 25 mila babmini di cinque continenti, nati a seguito di gravidanze a basso rischio. E' risultato che NON ESISTE DIFFERENZA TRA LA PERCENTUALE DI SOPRAVVIVENZA DEI BAMBINI NATI IN CASA E QUELLI NATI IN OSPEDALE. Inoltre, nel primo gruppo è stato riscontrato un minor numero di interventi medici e le madri avevano avuto meno lacerazioni durante il parto, meno induzioni al travaglio e meno tagli cesarei. Per quanto riguarda la mortalità materna, non si era verificato nessun caso in entrambi i gruppi. La conclusione dello studio e' stata che "il parto in casa e' una valida alternativa all0ospedale e determina un minor numero di interventi".
    Non solo: il parto in casa riduce il rischio di infezioni. Il National Childbirth Trust nel 1987 ha scoperto che quasi il 22% delle donne ospedalizzate avevano contratto un'infezione post-natale rispetto a circa il 5% di quelle che avevano partorito tra le mura domestiche.
    A parte questi dati, va detto che nel 99% dei casi il trasferimento in ospedale non e' mai d'urgenza, ma per mancata progressione. Cito un brano di un'intervista a una ostetrica con 30 anni di esperienza sul campo, Valeria Barchiesi, che trovera' nel mio libro: "Ci si trasferisce in ospedale non perché e' successo qualcosa, ma perche' non succede nulla. Il travaglio langue. Il bambino non soffre, ma si arriva all'esaurimento psico-fisico della donna e la nascita non si conclude. Il motivo più frequente e' una carente elaborazione della mamma, che non è pronta per la scelta del parto in casa (....). Oppure perche' , pur volendolo, non ha elaborato abbastanza il suo rapporto con il dolore, la sua disponbilità ad accettarlo (...). Può anche avvenire che ci siano troppe interferenze esterne, o non c'e' un rapporto di fiducia con l'ostetrica. In sostanza, quando interviene qualunque cosa che distragga la partoriente (...). Il travaglio e' una cartina di tornasole, non lo puoi ingannare. Si puo' fingere l'orgasmo, il parto invece non lo fingi".
    Molto spesso mi e' stato chiesto come si può risolvere un eventuale problema con il cordone ombelicale, che spesso in ospedale viene risolto con troppa facilita' con il cesareo. Sempre secondo Valeria Barchiesi, ''l'85% dei bambini ha il cordone intorno al collo, e la natura lo ha messo in conto. Anche se il cordone e' stretto, normalmente la natura imposta una dinamica di travaglio che e' riconoscibile da chi la segue, pur non potendo vedere come sta messo il cordone. E' una dinamica molto veloce, breve, con contrazioni a stilettata, acute, per cui il bambino esce, specie nell'ultima fase, a grande velocita'. A volte, uscita la testa, l'espulsione e' talmente veloce che l'ostetrica ha difficiltà a sganciare il cordone, o eventualmente a pinzarlo e tagliarlo per liberare il corpo. Di solito il bambino si captapulta fuori a capriola, per cui ci si ritrova il bimbo nelle mani".
    Scusa la lunghezza della risposta, ma volevo essere esaustiva il più possibile. Se le istitutizoni, i media e la classe medica fornissero qualche informazione in piu', forse le donne avrebbero una maggiore possibilità di scegliere come far nascere i loro figli. Il guaio e' che non c'e' scelta se non si conoscono le alternative.
    A presto, Elisabetta

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  3. Gentile Dott.ssa Malvagna,
    non è stata assolutamente lunga anzi ha dato una risposta molto esaustiva e documentata, non mi rimane altro da fare che procurarmi il suo libro, ammetto di non averlo ancora letto.
    Deduco ma forse mi sbaglio che il suo tipo di ragionamento non sia molto apprezzato dalla classe medica italiana. Mi auguro che in futuro possa cambiare questa mentalità, dovuta forse dal fatto, che come dice Lei non ce una buona informazione.

    Ancora Complimenti

    Denis

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  4. Ciao Elisabetta,
    ti ho visto poco fa per puro caso a "otto e mezzo". Come le precedenti presentazioni del tuo libro, non posso che condividere tutto quello che hai detto. Dalla prima all'ultima parola.
    Spero che ti abbiano visto tantissime donne!!!
    Io sono "reduce" da una giornata di visita alla mater dei per la nascita del figlio di mia cugina e mi dispiace constatare che nelle cliniche private la situazione è anche peggiore che negli ospedali (ciuccio al bambino appena nato; biberon di soluzione glucosata-porca miseria ma non lo sanno che così compromettono pesentemente l'allattamento!-; infermerie che danno indicazioni alle mamme su cosa fare con il loro bambino senza alcun senso; bambini che piangono disperati ad un giorno di vita senza alcuna risposta da parte di nessuno- porca miseria ma non lo sanno che se un bambino piange a quell'età è solo ed esclusivamente per motivi fisiologici, tipo "fame"-; e non oso immaginare il tipo di parto che hanno affrontato quelle donne). Altre volte ho provato a dire qualcosa alle infermiere e alle mamme, ma non è servito. Oggi me ne sono andata rassegnata e addolorata pensando a che terribile "inizio di vita" per quei poveri cuccioli.....e -come hai detto tu giustamente- che occasione persa per le quelle mamme!
    Mi consola(ma solo in parte, però) sapere che non solo l'unica a pensarla così e che ci sono dei genitori per i quali i primi istanti di vita dei propri figli sono la cosa più preziosa al mondo.
    Aggiornami, se puoi, sulle presentazioni successive del tuo libro.
    ciao
    Martina

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  5. Gentile Elisabetta sono Paola Olivieri ostetrica lib. prof. e donna al 6° mese di attesa del primo bambino. Ho avuto modo di ascoltarla l'altra sera nella trasmissione su LA7 e vorrei complimentarmi delle cose che ha detto sulla maternità/parto, ma soprattutto di come le ha dette; lavoro nella prima Casa di Maternità nata in Italia a Milano( La Via Lattea)che è attiva da 20 anni ma le donne non sempre conoscono questa possibilità. La scorsa settimana una donna che ha avuto il suo primo bambino in ospedale con epidurale, ha partorito a casa decidendolo definitivamente grazie alla lettura del suo libro che l'ha incoraggiata nel liberarsi dalla eccessiva paura del parto. La ringrazio anche da parte sua e la vorrei invitare formalmente a parlare del suo libro per le donne della nostra Casa di Maternità e altre donne milanesi.
    I nostri genitori scrivono anche un giornalino "l'Uovo" che sarei lieta di inviarle se mi fornisce un riferimento. Auguri per il suo interessantissimo Blog.
    Paola

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  6. E' con piacere che pubblico un commento critico al mio intervento:

    "Gent.ma Elisabetta Malvagna,
    nei suoi interventi a Otto e Mezzo/La7 lei è stata incisiva, chiara, mediaticamente efficace. Complimenti. Il suo assunto non potrà che avere benefici effetti su di una materia di tanta rilevanza.
    Le scrivo in merito a un dettaglio che stona con la serietà complessiva della sua esposizione: eviti di parlare di migliaia di roghi di levatrici nel periodo della "caccia alle streghe". Questa è uno dei peggiori errori compiuti negli anni ruggenti del Femminismo. La divulgazione di questi errori è cominciata con Barbara Ehrenreich (1973), peraltro una studiosa e divulgatrice ammirabile e di talento. Io le suggerisco di fare riferimenti al problema streghe/levatrici con molta cautela. Terrei presente i seguenti punti.
    1. Kramer, nel Malleus maleficarum ha per primo insistito sul nesso strega/levatrici. Dopo di lui il nesso è diventato un topos della demonologia. Ma non si deve confondere la realtà storica con i trattati di demonologia.
    2. La realtà processuale e/o dei flussi di accuse di stregoneria è completamente diversa. E laddove le statistiche sono disponibili l'incidenza delle levatrici raramente supera 1% dei dati. Anche se laddove il reato di infanticidio era il tipo di maleficio prevalente, come nella Toscana, l'incidenza poteva essere maggiore.
    3. Presentare il nesso streghe/levatrici come un complotto contro la donna ordito dalla corporazione medica composta da uomini è cronologicamente errato. Nel periodo delle "cacce" la corporazione medica si disinteressava dell'ostetricia.
    4. Nelle terre in cui l'Inquisizione aveva giurisdizione sul crimen exceptum i roghi si estinsero alle soglie del secolo delle grandi cacce (1580c-1680c).
    Si tratta soltanto di dettagli da correggere. Mantenuti nella loro erronea formulazione avrebbero un impatto negativo su di un uditorio avvertito. E questo, le tesi che lei sostiene con giusta convinzione non lo meritano.
    In ogni caso, un saluto cordiale"

    Oscar Di Simplicio

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  7. Caro Oscar,
    grazie per il suo commento, preciso e molto documentato.

    Per i lettori e le lettrici del blog: Oscar Di Simplicio mi fa anche sapere di essere l'autore del libro "Autunno della stregoneria. Maleficio e magia nell’Italia moderna", Bologna, Il Mulino, 2005

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