8 maggio 2008

Mamma che si laurea con tesi di laurea sul parto in casa!!!!

Carissima Elisabetta,
mi chiamo Barbara e sono una mamma che come te ha partorito le sue due bimbe in casa. Adesso mi sto laureando in Psicologia all'Università di Torino proprio con una tesi su questo argomento. Devo ammettere che non ho ancora letto il tuo libro perchè ho appena scoperto il tuo blog, ma l'ho ordinato in libreria e non vedo l'ora che mi arrivi. Sono sicura che troverò del materiale interessante da poter utilizzare per il mio lavoro, oltre ad una lettura piacevole. Come tu ben sai, purtroppo di parto naturale e soprattutto di parto in casa se ne parla ben poco ed anzi spaventa, mentre sarebbe molto bello se le donne si rendessero conto di quanto sia importante vivere questo momento nel migliore dei modi, che non vuol dire in maniera passiva e medicalizzata all'eccesso.
Ti ringrazio per esserti occupata di questo argomento così poco conosciuto e ti auguro che il tuo libro diventi veramente un riferimento per chi deve partorire.

Ciao, Barbara

2 commenti:

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  2. Ciao Elisabetta,
    ti chiedo scusa per non averti ancora scritto come promesso, ma negli ultimi tempi sono stata molto occupata ed ho sempre rimandato.
    Il tuo libro l'ho letto e l'ho trovato molto ben fatto, ricco di informazioni utili, sia per la mia tesi, ma sopratutto per le mamme in attesa, e scritte in modo molto semplice e di piacevole lettura. Sicuramente è un libro che avrei voluto avere quando aspettavo la mia prima bimba, o anche prima, anche perchè io faccio parte di quelle donne che all'inizio della gravidanza si sono affidate ad un percorso di tipo "tradizionale", con inutili e costose visite e ecografie mensili dal ginecologo privato, perchè così sembrava che si dovesse fare. In realtà avevo conosciuto un paio di persone che avevano partorito in casa, ma non è stato questo ad orientarmi in questa direzione (la prima ragazza che avevo conosciuto ed aveva parorito in casa era stato 10 anni prima quando ancora non pensavo ai figli e praticamente me ne ero dimenticata, l'altra aveva partorito l'anno prima, ma per delle complicazioni era poi andata all'ospedale). Finchè non sono stata incinta non mi sono mai posta il problema di dove avrei partorito, l'ospedale lo davo per scontato. Ho riscoperto questa possibilità quando ero incinta leggendo qua e là informazioni e racconti di donne su internet, a questo punto non avrei più voluto poartorire in ospedale anche perchè l'anno prima nella nostra città era successo uno di quei casi di cronaca nera a cui anche tu accenni nel tuo libro e nel tuo blog (una madre e un bambino morti dopo il cesareo per qualche errore fatto dai medici) e non c'era la possibilità del rooming-in, altra cosa che proprio non mi piaceva: non volevo essere separata dalla mia bimba.
    Mio marito fa invece parte di quei padri inizialmente spaventati dal parto in casa e quindi fino al settimo mese, quando casualmente ha incontrato una sua ex compagna di scuola che aveva avuto 2 bambini in casa e che gli ha lasciato il numero di telefono dell'ostetrica a cui poi ci siamo rivolti, è stato contrario. Poi dopo il parto è stato molto contento ed era quello che rassicurava gli altri padri che conosceva e che dovevano avere la stessa esperienza con la nostra ostetrica. Però, ripeto, anche una volta fatta la scelta il tuo libro sicuramente mi sarebbe stato utile, perchè tra le altre cose lo trovo molto rassicurante.
    Devo dire che poi ti invidio l'esperienza di aver potuto incontrare e parlare con Odent e Ina May Gaskin, dei quali sto leggendo adesso i libri, ed altri personaggi sicuramente molto interessanti. Facendo questa tesi e leggendo molte cose mi sto rendendo conto di come il discorso del parto in casa sia veramente molto ampio, di quante implicazioni ci siano e non solo legate al parto in senso stretto. L'anno scorso mi era capitato di leggere una citazione di Sheila Kitzinger dove affermava che quella del parto in casa era anche una scelta politica; confesso che all'epoca ne ero rimasta un po' stupita, mi sembrava quasi esagerata, ma ora mi rendo sempre più conto che è proprio così. Anche se quella di partorire è una scelta individuale che ha e deve avere soprattutto il significato di vivere in un certo modo questa bellissima esperienza, di accogliere nel migliore dei modi la piccola vita che sta arrivando (e questa è la priorità, non l'andare contro a tutti i costi), non si può prescindere dalla storia del ritorno al parto in casa, dal femminismo, dal tipo di gestione che gli ospedali fanno del parto e della salute in generale, anche in altri campi, dalla cultura, dalla società e appunto anche dalla politica. Si tratta di essere attori della propria storia e non marionette, di consapevolezza, di scelta. Certo, si vanno ad infrangere dei rituali e dei tabù e questo purtroppo può costare in termini psicologici e sociali (perchè poi spesso si viene etichettati per quelli diversi, pazzi, incoscienti) e appunto può costringere ad essere contro per forza. Come sarebbe bello se il parto naturale fosse la prassi e se non fosse necessario fare tutti questi discorsi, se il parto fosse semplicemente il momento in cui una donna ed un bambino collaborano per portare nel mondo una nuova vita, in cui il padre incontra per la prima volta il proprio figlio, tutte le emozioni, i vissuti così intensi di questi momenti. Ma appunto così non è, o almeno non è solo quello dal momemto che il parto viene gestito in maniera tecnologica e medicalizzata, dal momento che ci sono dei giochi di potere in mezzo.
    Purtroppo dalla lettura del tuo libro e di altro materiale, mi sto rendendo conto di come l'Italia in questo campo sia ancora un fanalino di coda, citata in senso negativo per la forte medicalizzazione del parto, e spero veramente che con iniziative come la tua possa cambiare qualcosa. Io nel mio piccolissimo spero di dare un contributo.
    Dimenticavo anche di farti i complimenti per la tua partecipazione a Otto e Mezzo su La 7, sarebbe stato bello se ti avessero dato più spazio, ma ovviamente i tempi erano stretti.
    Ti ringrazio per il tuo interessamento e per gli auguri, che ricambio volentieri a te e ai tuoi figli.
    Un abbraccio,
    Barbara

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