2 febbraio 2008

“I parti cesarei vengono fatti per un gran numero di ragioni, la maggior parte delle quali legate all’impazienza del personale ospedaliero. La mancata progressione è la più comune e la più esasperante: quando cioè la cervice di una donna non si dilata secondo l’idea preconcetta che l’ospedale ha dello svolgimento del travaglio, e si fa pressione su di lei esigendo che questo avvenga. Se non si dilata, viene minacciata con l’operazione. Naturalmente, in uno scenario così minaccioso e stressante, il suo corpo non si aprirà alla nascita; se il bebè non può essere espulso tramite l’ossitocina sintetica, questo compito verrà eseguito tramite incisione ostetrica”.
“… Ma non vi aspettare che gli altri rispettino e amino le nostre nascite e i nostri corpi se siamo noi stesse a non credere che siano sacri. Mi si spezza il cuore pensando che le donne abbiano ancora bisogno di essere convinte che essere tagliate e pugnalate durante il parto sia di per sé una cosa sbagliata. Per favore donne, reclamate la nascita per voi stesse. Essa vi appartiene”.
Leilah McCracken, in Rape of the Twentieth Century (Stupro del XX Secolo).
Giornalista freelance e scrittrice nonché madre di sei figli, da molti anni mette il suo talento al servizio della causa contro la medicalizzazione della nascita.

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