13 gennaio 2008

Vivere il parto con paura? O con fiducia?

Questa è l'introduzione del mio libro "Partorire senza paura", uscito in questi giorni.

"Ho deciso di scrivere questo libro partendo dalla convinzione che la vita abbia un valore e, dunque, vada rispettata e protetta. Non sappiamo quando nasceremo e quando moriremo. La vita e la morte sono un mistero. Uno splendido mistero. E sono strettamente legate, interconnesse, comunicanti.
Nella vita di ognuno di noi, sia che nasciamo in Occidente, in Oriente, in un paesino dell’Asia o nel centro degli Stati Uniti d’America, accadono tanti piccoli e grandi fatti che a volte non sappiamo spiegare. L’uomo si è da sempre chiesto qual è il senso della vita e della propria esistenza. Mille le risposte, i dubbi, le certezze, le domande che nei secoli si sono accavallati, intersecati, scontrati, messi in discussione.
Ognuno può scegliere una strada da percorrere.
Anche se non possiamo scegliere come e quando nascere e morire, possiamo tuttavia scegliere come far nascere i nostri figli. Scegliere tra l’assunzione di responsabilità e la delega delle nostre responsabilità ad altri. Scegliere tra natura e medicalizzazione. Tra intimità e regole standardizzate.
Possiamo seguire il processo naturale che regola l’evento della nascita, oppure rinunciare ad ascoltare ciò che la Natura ha perfezionato in decine di migliaia di anni. Vivere quest’esperienza unica e irripetibile con fiducia. O con paura.
La natura è dolce e violenta. Implacabile e amorevole. Ma “non è preparata a gestire la paura immotivata e la sfiducia in se stessi”. I medici e gli scienziati si adoperano per annullare il Dolore, la Vecchiaia, la Malattia. Ma la classe medica e l’opinione pubblica dovrebbero capire che una donna incinta non è una malata: è un essere umano, un mammifero, che porta dentro di sé un altro essere umano.
E’ qualcosa di molto semplice e al tempo stesso complesso. Un miracolo. E nessuno potrà mai negare la forza e la determinazione di cui è dotato ogni bambino che sta per nascere. Non è ancora nato, ma sa già cosa deve fare per attraversare con le sue forze il canale che lo porterà alla luce.
E d’altro canto, il corpo della madre, in assenza di interferenze esterne, è capace di fornirgli tutti gli stimoli e le informazioni necessarie per compiere la sua difficile missione. I ritmi della nascita sono sempre uguali per tutte le donne, da Eva in poi. Ma sempre diversi. Perché ogni donna è un individuo a parte, un essere umano unico, con la sua storia, il suo vissuto, le sue emozioni, paure e certezze.
Bisogna solo lasciare che trovi il suo percorso, anche doloroso, e attinga alle sue forze più profonde, a volte inconsapevoli e inaspettate, per avviare i meccanismi perfetti deputati alla nascita. E così, non nascerà solo un bambino, ma una donna nuova, consapevole della sua forza e della sua capacità di adattarsi alle perfette regole della Natura.
Per questo, è fondamentale promuovere una sinergia tra scienza, classe medica e opinione pubblica, per evitare che la donna rinunci definitivamente a vivere in prima persona uno straordinario privilegio esistenziale.
Alcuni parlano di riappropriazione del proprio corpo, di ecologia della nascita, di lotta alla medicalizzazione selvaggia: io preferisco parlare di consapevolezza e responsabilità, di maternità come rito di iniziazione, come elemento che unisce e accomuna donne di ogni razza, cultura e ceto sociale. Come splendida occasione di crescita e di riscoperta di alcuni valori essenziali per l’individuo e per la società".

Nessun commento:

Posta un commento